La partita in Pennsylvania è ancora aperta

InsideUSA2020
4 min readNov 3, 2020

di Chiara Micalizzi

La Pennsylvania è un campo di battaglia decisivo per queste elezioni presidenziali, ed è ancora molto difficile predire se dopo il 3 novembre lo Stato natale di Joe Biden si tingerà di blu o di rosso.

Con l’Election Day ormai alle porte, i due candidati in corsa per la Casa Bianca si preparano a giocare le loro ultime carte. Lo scontro tra Donald Trump e Joe Biden si intensifica soprattutto negli swing States, gli Stati in bilico, nei quali è ancora difficile predire l’esito delle elezioni. Un campo di battaglia decisivo per queste presidenziali è la Pennsylvania, che sin dai primi anni del 1800 — non a caso — viene soprannominato “Keynote State”, letteralmente “Stato chiave di volta”. La sua posizione centrale rispetto alle tredici colonie e la sua importanza politica ed economica hanno assicurato allo Stato un ruolo di primo piano nella storia statunitense, mentre i suoi venti Grandi Elettori rappresentano oggi una tra le poste in palio più ambite di queste presidenziali. La Pennsylvania è talmente cruciale che, secondo i modelli predittivi di FiveThirtyEight, qualora Trump ottenesse lo Stato avrebbe l’84% delle probabilità di essere riconfermato presidente, mentre Biden avrebbe addirittura il 96% delle probabilità di vincere le elezioni nel caso in cui trionfasse nel Keynote State.

Con Philadelphia a est, Pittsburgh a ovest e l’Alabama in mezzo, la geografia elettorale della Pennsylvania rende qualsiasi tentativo di previsione ancora più difficile. È come se lo Stato fosse diviso in due corpi elettorali molto diversi tra loro: uno di stampo prettamente conservatore, diffuso nella maggior parte delle contee a bassa densità abitativa, e uno più marcatamente liberale, localizzato nelle contee ad alta densità abitativa di Philadelphia e di Allegheny. In altri termini, ad ogni elezione la maggior parte delle sue contee si tinge di rosso, con due grandi eccezioni: quella di Philadelphia e di Pittsburgh, capoluogo della contea di Allegheny, che sono invece baluardi blu. Questi due poli liberal, da soli, sono in grado di assicurare la vittoria al candidato democratico anche in uno Stato tendenzialmente repubblicano, in virtù del loro peso elettorale. È stato così dal 1992 al 2016: dopo ogni elezione presidenziale i democratici hanno conquistato la Pennsylvania, ma il rosso è sempre e comunque rimasto il colore predominante nella mappa delle contee dello Stato. Dopo 24 anni, alle scorse presidenziali Donald Trump è riuscito a vincere la Pennsylvania, ma con un margine inferiore all’1% su Hillary Clinton.

Oggi la Pennsylvania è un purple State: non è facile prevedere se l’ago della bilancia, alla fine, penderà a favore dei democratici o dei repubblicani. Le variabili che potrebbero orientare il comportamento di voto degli elettori sono parecchie. Ad esempio, la pandemia e le tensioni razziali, temi particolarmente sensibili nelle periferie urbane di Philadelphia, nelle quali la componente afroamericana dell’elettorato è molto forte, potrebbero spingere verso una vittoria di Joe Biden. La volontà del candidato democratico di porre al centro della propria politica ambientale una transizione energetica “lontana dall’industria petrolifera”, come ha affermato in occasione dell’ultimo dibattito, potrebbe invece spostare molti voti a favore di Trump, soprattutto a Pittsburgh, dove gas e petrolio sono un pilastro centrale dell’economia.

Per questa ragione, nelle ultime settimane, la Pennsylvania ha ospitato un capitolo importante dello scontro tra i due candidati, incentrato sui temi del cambiamento climatico e del futuro dell’industria petrolifera. Uno Stato nel quale la sensibilità dei cittadini per le tematiche ambientali sembra aumentare di anno in anno, ma la cui economia si basa soprattutto sulle industrie del gas e del petrolio, che assicurano posti di lavoro a circa 26 mila addetti. È qui che Donald Trump sta cercando di far leva sulla questione del fracking, peculiare tecnica di fratturazione idraulica utilizzata per estrarre idrocarburi dal suolo, accusando falsamente l’avversario di volerlo vietare. Ed è sempre qui che Joe Biden e Kamala Harris continuano a spiegare la loro posizione, ribadendo che non intendono assolutamente vietare la pratica ma limitarsi a proibire il rilascio di nuovi permessi per l’estrazione di petrolio e gas sul territorio federale. Poco cambierebbe, in realtà, dal momento che il fracking negli Stati Uniti avviene prevalentemente su terreni privati.

Far leva sul petrolio potrebbe rivelarsi una strategia vincente per il tycoon, ma sarà abbastanza per assicurargli una vittoria in Pennsylvania? Stato che peraltro ha anche dato i natali all’avversario.

Per avere contezza dell’impatto che lo scontro tra Trump e Biden avrà sugli elettori della Pennsylvania bisognerà aspettare i giorni successivi al 3 novembre, dal momento che i voti per posta verranno verificati, processati e conteggiati soltanto a partire dalla mattina dell’Election Day e potranno arrivare, stando a quanto stabilito dalla Corte Suprema, fino al 6 novembre.

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